Tab Article
La storia che andiamo a raccontare è una storia fatta di assenze e presenze, di pesi e contrappesi, di frustrazioni e di speranze, di solitudini e di incontri. È la storia dei bambini che frequentano le scuole speciali in Lombardia, ma è anche la storia dei loro genitori che hanno compiuto questa scelta. Un racconto dove lo sfondo risulterà avere la stessa importanza dei personaggi in primo piano. A partire dall'immagine di quelle scuole di tutti e per tutti che, evidentemente, così "per tutti" non sono. Un "paesaggio" in cui trova posto anche quell'insieme di servizi, sanitari e sociali, che dovrebbe garantire il benessere, la vita indipendente e la piena inclusione sociale di tutte le persone con disabilità. Una rete di servizi che risulta impotente e connivente di fronte alla separazione irreversibile di questi bambini e ragazzi dalla loro comunità di appartenenza. Impossibile non notare i vuoti: dove sono le associazioni? Dove sono le altre organizzazioni della società civile? Dove siamo tutti noi? Una storia silenziosa, dove le relazioni con "gli altri" (bambini, genitori, insegnanti, operatori) appaiono spesso difficili, impacciate. Un intreccio di situazioni in cui (colpo di scena?) la scuola speciale appare ai genitori, e forse anche ai bambini, come un porto sicuro, un rifugio accogliente e premuroso, dove trovare finalmente posto. Il posto dei disabili.